giovedì 2 gennaio 2014

Una timida riforma degli enti locali

Nella riunione del CPEL/CELVA del 16 luglio 2013 si è discusso e votato un documento sulle linee generali di una riforma degli enti locali che si è resa necessaria non solo per adeguarla ai tempi ma anche e soprattutto per rispondere alla normativa nazionale nel frattempo pesantemente intervenuta sui comuni, in particolare quelli di dimensioni più ridotte.
Secondo il mio punto di vista ci sono alcuni punti di debolezza:

  1. I livelli di governo della nostra Regione rimangono 3: uno a livello di regione, uno a livello di comuni associati, uno a livello intermedio che sostituisce le attuali Comunità Montane. A livello regionale, sono 4 gli enti che, a vario titolo, entrano in gioco: la Regione (tra le altre competenze i procedimenti disciplinari e gli espropri), il CELVA (tra le altre competenze la formazione del personale degli enti locali, la consulenza giuridica, la gestione delle polizze assicurative, ecc..), l'INVA (che gestirà la centrale unica di committenza, il mercato elettronico, le strutture informatiche e l'ICT in generale) e il Comune di Aosta in qualità di comune capofila per ciò che sostanzialmente già oggi svolge (tra le altre cose il Piano di Zona, lo sportello sociale, ecc..). L'ambito regionale è quindi spezzettato e andrebbe razionalizzato.
  2. Permane un livello intermedio tra Regione e Comuni con un nuovo ente (Unités des Communes Valdotaines) che dovrebbe prendere il posto delle attuali comunità montane mantenendone in gran parte le attuali funzioni e servizi. Io credo invece che in una Regione di 120 mila abitanti siano più che sufficienti due livelli di governo: il comune e la regione. Tale impostazione, però, presuppone dei comuni più grandi, più strutturati  che possano garantire una serie di funzioni e servizi. Mentre altri servizi, che necessitano di una dimensione più vasta, debbono essere gestiti a livello regionale (penso ad esempio ai rifiuti, al servizio di assistenza degli anziani, soprattutto di quelli meno autonomi che dovrebbero probabilmente rientrare nel circuito dell'USL). Diventare grandi per contare di più, sulla scia di quanto sta avvenendo nel Canton Ticino, in Svizzera.
  3. Non è stato delineato un ambito geografico (ad esempio la vallata) ma solamente un ambito in base alla popolazione. Tale scelta, se lascia una maggiore libertà ai singoli comuni che possono decidere autonomamente con chi associarsi può portare ad avere dei servizi associati con un ente e altri servizi o funzioni con altri comuni, magari anche non limitrofi.
  4. Rimane allo stato attuale l'incognita legata alle convenzioni. Nelle leggi regionali nel frattempo intervenute (vedi ad esempio Emilia Romagna e Piemonte) per la convenzione è prevista l'istituzione di un ufficio unico o di un comune capofila (esattamente come previsto dalla legge di iniziativa dell'UVP). Continuare ad impostare le convenzioni come le abbiamo conosciute fino ad oggi (utilizzo di un dipendente per due giornate nel comune A e di tre giornate nel comune B) non solo non porta ad un miglioramento del servizio ma non è neppure una gestione associata, che per essere tale presuppone che gli indirizzi politici siano univoci.
  5. Non è previsto alcun incentivo per le aggregazioni che invece dovrebbero essere agevolate con trasferimenti in conto capitale aggiuntivo per stimolare anche un dibattito pubblico ormai ineludibile.

Nel complesso, però, è comunque una riforma organica che rispetta le norme nazionali e ci pone (speriamo) a al riparo da eventuali ricorsi. Questa riforma è stata rinviata per troppo tempo e ormai occorre procedere speditamente perché occorrerà una modifica legislativa e svariati passaggi nei singoli consigli comunali entro la fine del corrente anno. La normativa nazionale, infatti, prevede che i comuni con popolazione inferiore a 3 mila abitanti, se appartenenti a Comunità Montane, associno obbligatoriamente tutti le funzioni fondamentali entro il 31.12.2013.

Giunti a questo punto bisogna assumersi le responsabilità per cui siamo stati eletti e, poiché in politica è necessario saper mediare, ho espresso il mio voto favorevole (pur con le perplessità sopra evidenziate).
L'ho fatto perché credo che il testo sia un discreto compromesso tra chi non voleva cambiare nulla e chi avrebbe voluto spingersi oltre.
Infine credo anche che in un momento di crisi profonda come questo sia importante dare un segnale forte da parte degli enti locali e fare un passo in avanti senza ulteriori tentennamenti.




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