martedì 21 aprile 2015

Appello dell'ANPI in vista del voto


L'ANPI ha rivolto ai candidati e alle candidate delle prossime elezioni amministrative un appello che mi sento di condividere e sottoscrivere.
La necessità di riaffermare i valori dell'antifascismo sono quest'anno ancora più forti proprio a 70 anni dall'anniversario della Liberazione. L'appello è ancor più condivisibile perché l'Associazione dei Partigiani ci ricorda come l'esercizio del voto sia un diritto ma anche un dovere di ogni cittadino perché appunto la sovranità appartiene al popolo.
Le richieste, infine, sono ampiamente condivisibili: la partecipazione alle manifestazioni organizzate dall'ANPI per promuovere le sue iniziative è attività che, come uomo di partito e uomo di sinistra, ho sempre fatto volentieri e con convinzione. Quanto al prendersi cura dei cippi e delle lapidi presenti sul territorio mi viene in mente quella qui sopra, la lapide in Via Festaz, davanti all'Istituito Manzetti, che avrebbe bisogno di una piccola cura, anche in segno di rispetto verso chi ha combattuto per la nostra libertà.
Ricordiamone, quindi, storia e contenuto.

Processato nel 1947 per crimini di Guerra (Fosse Ardeatine, Marzabotto e altre orrende stragi di innocenti), Albert Kesselring, comandante in capo delle forze armate di occupazione tedesche in Italia, fu condannato a morte. La condanna fu commutata nel carcere a vita. Ma già nel 1952, in considerazione delle sue "gravissime" condizioni di salute, egli fu messo in libertà. Tornato in patria fu accolto come un eroe e un trionfatore dai circoli neonazisti bavaresi, di cui per altri 8 anni fu attivo sostenitore. Pochi giorni dopo il suo rientro a casa Kesselring ebbe l'impudenza di dichiarare pubblicamente che non aveva proprio nulla da rimproverarsi, ma che - anzi - gli italiani dovevano essergli grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto che avrebbero fatto bene a erigergli... un monumento.

A tale affermazione rispose Piero Calamandrei, con una famosa epigrafe (recante la data del 4.12.1952, ottavo anniversario del sacrificio di Duccio Galimberti), dettata per una lapide "ad ignominia", collocata nell'atrio del Palazzo Comunale di Cuneo in segno di imperitura protesta per l'avvenuta scarcerazione del criminale nazista. L’epigrafe afferma:
 
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.

Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.

Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.

Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA

Testo introduttivo a cura dell'ANPI

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