giovedì 7 giugno 2012

La privatizzazione dei danni

Partiamo da qui.

E' un argomento che interessa anche noi valdostani. Anzi ci riguarda proprio da vicino perché il nostro territorio è fragile e colpito da frane o valanghe.

E l'esperienza della Protezione civile di Bertolaso, con la cricca di funzionari e imprenditori che marciavano sulle catastrofi, è ancora di stretta attualità.

La dichiarazione dello stato di emergenza consente al Sindaco di avere le mani libere, di bypassare molte procedure ivi compreso il codice dei contratti. In quei frangenti è la rapidità dell'intervento la risposta più efficace, ma porta con sé - come abbiamo visto - notevoli inconvenienti.

Anche da noi, spesso si sono utilizzati fondi pubblici per piccoli inconvenienti a seguito di eventi dannosi che hanno finito per "prosciugare" il denaro indispensabile quando avvengono i grandi disastri.

Ed allora ben venga un'assicurazione privata ma facendo attenzione che non si trasformi in un costo ulteriore per i cittadini e che, in caso di effettiva necessità la copertura assicurativa arrivi:

 In Francia, spiega la Deloitte Consulting, «i privati che stipulano una polizza incendio obbligatoriamente devono sottoscrivere una clausola di garanzia contro le catastrofi naturali». Premio fisso: il 12% del contratto base. E se arriva una catastrofe troppo grave per un'assicurazione privata? Subentra la Caisse Centrale de Reinsurance (CCR), pubblica. Per capirci: non sono le assicurazioni a scegliersi il cliente (tu sì, tu no, a seconda dei rischi e di quanto paga il cittadino) e lo Stato «fornisce garanzia illimitata».

Forse, un controllo anche del privato (assicurazione) sul come vengono spesi i soldi per la ricostruzione post catastrofe, non è del tutto sbagliata

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