Carissime e Carissimi,
il nostro Partito si è caratterizzato nel corso dei decenni per il vivo senso di responsabilità, morale e politica, nei confronti della comunità in cui opera: si tratta non di una semplice bandiera, ma di un punto d’onore e d’orgoglio che radica il nostro modo di essere di sinistra nella realtà e al contempo ci rende capaci di guardare al di là di essa, in una prospettiva di cambiamento e progresso sociale. Di qui la nostra convinzione che la Politica non sia mera contabilità economica, gestione asettica di un corpo sociale, bensì un’appassionata ricerca della maniera migliore di stare insieme, di una “nuova frontiera” verso cui provare a dirigersi.
Ed è con tale atteggiamento che sin dalla scorsa estate abbiamo ritenuto doveroso, anzitutto nei riguardi dei cittadini valdostani, non rifiutare a priori i momenti di confronto con altre forze politiche nel tentativo di superare al più presto l’impasse politico-istituzionale determinatasi a marzo 2014. Purtroppo quel percorso di dialogo si è ben presto interrotto, anche se non per volontà o colpa del PD.
Ora, tuttavia, anche la Giunta attualmente in carica ha più profondamente preso coscienza dello stallo a cui, per un anno e mezzo, i particolarismi miopi della maggioranza e, purtroppo, di una parte dell’opposizione hanno costretto la nostra comunità dilazionando senza fine il momento del redde rationem, la resa dei conti non tra gruppi consiliari, ma con le aspettative e le urgenze dei cittadini.
Sia ben chiaro: la linea che è emersa all’ultima Direzione del 18 gennaio e che è stata votata all’unanimità, non implica una prona accettazione dei dettami altrui. Non ce lo consente il rispetto che abbiamo nei confronti della nostra storia, dei nostri valori e delle persone che li rappresentano. Non ce lo consente la nostra collocazione, politica e ideale, entro un quadro molto più ampio di quello ossessivamente “contemplato” dalle forze autonomiste: siamo una forza politica regionale, e nazionale, ed europea, e ciò ci arricchisce, ci complica, ci problematizza e però ci rende capaci di dare risposte vere al domani.
La Direzione regionale del PD VdA ha dato mandato alla commissione politica di sondare la possibilità di trovare una via, un percorso comune con Union Valdôtaine, Union Valdôtaine Progressiste e Stella Alpina. Lo faremo con serietà, rigore, preoccupazione costante di prendere la decisione migliore per tutti noi e per la nostra Regione.
Lo faremo senza preconcetti, senza vuote polemiche. Lo faremo con la consapevolezza che il Partito Democratico della Valle d’Aosta ha qualcosa di più e di meglio da dire e da fare rispetto a partiti autonomisti che vivono nella mitologia più che nella realtà. Lo faremo partendo dal presupposto che il Partito Democratico può anche, per una serie di circostanze, rimanere all’opposizione, anche per anni, ma è fisiologicamente votato non a rimanere su una torre d’avorio, non a difendere il proprio cortile, ma al governo, al fare, all’agire, all’operare tra le donne e gli uomini.
Pubblico per intero la lettera che la Segreteria del Partito Democratico della Valle d'Aosta ha voluto inviare ai propri iscritti per cercare di spiegare i passaggi e le scelte politiche che si stanno facendo in questi giorni. Lo faccio per chiarezza nei confronti di tutti e non solo degli iscritti, rammaricandomi che una comunicazione interna sia stata veicolata all'esterno violando una semplice regola di convivenza reciproca (l'appartenenza ad un partito). Lo faccio perché molti, troppi, stanno piegando a proprio uso e consumo la lettera, a seconda delle convenienze.
Dall'inizio della legislatura regionale ad oggi il PD ha fatto un percorso lineare e chiaro di fronte agli elettori, magari non condivisibile, ma sicuramente alla luce del sole.
Dopo l'apertura formale della crisi con l'approvazione di una mozione che chiedeva le dimissioni del governo regionale e del suo Presidente, abbiamo seguito convintamente la linea poi sfociata nel documento della "Renaissance". Lo abbiamo fatto con convinzione, anche se qualcuno (come il sottoscritto) aveva manifestato dei dubbi o delle riserve. Per far fronte alla necessità impellente di formare un governo alternativo io stesso, in uno dei tanti tavoli politici della scorsa primavera, avevo avanzato l'idea di costituire un governo anche di soli 18 consiglieri (e, quindi, strutturalmente debole per sua natura) pur di superare lo stallo che si era creato. Alla fine, va ricordato che all'atto pratico non è stato il PD Sinistra VDA a sottrarsi a questa responsabilità ma sono stati i consiglieri del Movimento 5 Stelle a sfilarsi, non assumendosi la responsabilità in prima persona di sottoscrivere una mozione di sfiducia costruttiva che avrebbe determinato la caduta di quel Presidente tanto inviso a tutti.
Forse ci si dimentica troppo spesso di quei passaggi e delle conseguenze che ne sono derivate: il successivo Rollandin-bis nasce proprio sul fallimento di quella esperienza, benché nasca ancora una volta debole e senza prospettive future.
Subito dopo si apre una prima fase di trattative che vedono coinvolti il PD e l'Alpe. Allora, come oggi, chi è escluso dai tavoli urla all'inciucio e all'accordo segreto. Il tempo ha però dimostrato che la trattativa, poi non andata in porto, si è svolta sulla base di punti programmatici e sulla richiesta di discontinuità e cambiamento.
Oggi si è aperta una nuova fase di dialogo, assai complessa e difficile da gestire, ma il mandato che abbiamo ricevuto all'unanimità dal nostro Partito è molto chiaro: ogni ipotesi di ragionamento è subordinato alla definizione di alcuni punti di programma chiari e finalizzati a marcare un reale cambiamento nella gestione e nel modo di operare nella nostra Regione. Senza questo netto cambiamento non ci potrà essere condivisione ed ognuno tornerà sulle rispettive posizioni.
In questi mesi dunque, il PD da una parte e il gruppo PD sinistra VDA dall'altra non hanno aperto tavoli segreti con nessuno: hanno fatto incontri politici con le diverse forze presenti in Consiglio Valle alla luce del sole, dietro ampio mandato della direzione del proprio Partito e coinvolgendo le forze politiche che compongono la nostra lista.
L'assunto che il PD sia un partito di governo fisiologicamente votato non a rimanere su una torre d’avorio, come invece ha fatto per esempio il M5S a livello nazionale, ritengo che sia una valutazione assolutamente lecita, tanto più se indirizzata ad una cerchia ristretta come dovrebbe essere - e qui ahimè il condizionale è d'obbligo- quella dei soli tesserati. Allo stesso modo, la visione che un Partito nazionale ha dell'autonomia e del nostro particolarismo non è coincidente con quella degli autonomisti, è del tutto evidente... Altrimenti oggi saremmo tutti iscritti a movimenti autonomisti! Mi sento anzi di poter rivendicare con orgoglio una vocazione nazionale ed europea che gli altri non hanno, o meglio che forse hanno avuto in passato ma che oggi sembrano aver smarrito.
Al netto delle polemiche, rimane un dato inequivocabile: da quasi un anno, la Regione è bloccata nel suo operare da una contrapposizione che sembra non aver fine, e i cittadini si aspettano, ora più che mai, che la politica si assuma la responsabilità di prendere delle decisioni. E, alla fine, mi ritrovo ancora una volta a dire che io non vedo altra via d’uscita: se altri non la sentono, siamo noi che dobbiamo sentire il peso di questa responsabilità.
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