sabato 12 aprile 2014

Intervento al primo congresso UVP - 12 aprile 2014


Madame la Présidente,
Messieurs les Conseillers,
Mesdames, Messieurs,

Permettez-moi avant tout de vous remercier chaleureusement pour l’invitation que vous m’avez faite. Puisque je viens d’être élu, c’est pour moi la première fois que je parle en public comme secrétaire du Partit Démocratique, et je suis particulièrement content de pouvoir le faire devant votre assemblée, une assemblée qui vient d’apparaître sur la scène politique valdôtaine et qui est déjà fort nombreuse et animée de désirs de renouvellement très grands, voire, si vous me passez la parole , de grands rêves.

Sans rêve pas de changement possible!

Rêver, c’est ce qui lance l’homme, et en particulier l’homme politique, dans des démarches qui visent à changer le monde! Et nous tous, surtout dans un moment difficile comme celui qui nous sommes en train de vivre au niveau politique, nous ne devons jamais l’oublier, pour ne pas perdre notre enthousiasme, notre envie de nous améliorer, de marcher vers des objectifs nouveaux et toujours plus hauts!
C’est en rêvant qu’Emile Chanoux -  qui reste, je crois bien pouvoir le dire, un des phares les plus importants pour vous et pour la communauté valdôtaine toute -, a commencé tout  jeune à penser à une “autre” Vallée d’Aoste, une Vallée d’Aoste au service de l’homme et de son bonheur, comme il le raconte dans une des premières page de son Petit Livre autobiographique:
“J’ai toujours été  rêveur. Je ne sais pas si c’est un bien ou un mal. Mais je suis ainsi. […] Tout le monde rêve quelquefois. Mais pour rêver à mon aise, moi je dois marcher … “Tiens, me dis-je, je marche et à chaque pas que je fais je m’approche de mon but” – fin de citation.
Aujourd’hui, pour nous aussi, c’est le temps du rêve et de la course: l’urgence d’un changement réel est devant les yeux de tous, ainsi que dans nos cœurs et dans nos pensées quotidiennes.
Toutefois, permettez-moi de le souligner, le moment est très difficile et je crois qu’il exige aussi beaucoup de pragmatisme, de capacité de lecture de la réalité et de médiation entre ce que nous rêvons et ce que nous pouvons concrètement faire.

Si j’aime la politique, si pour elle je sacrifie mon temps, ma famille et toutes mes forces c’est parce que je crois dans le pouvoir de la médiation entre l’idéal, sans lequel toute action est vaine et vide, et le réel, l’hinc et nunc dans lequel nous nous trouvons à opérer.  Une médiation qui, à mon avis, ne peut se faire qu’avec l’esprit combatif nécessaire à défendre ce que nous envisageons comme  juste bien sûr, mais aussi et surtout avec le dialogue, un dialogue qui demande d’écouter l’autre avec attention et de proposer nos solutions avec humilité.

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Sogno e realtà, ideali e pragmatismo, lotta e dialogo. La sfida di oggi è per me più che mai questa.
Se posso dire cosa mi hanno insegnato ormai quasi 10 anni di amministrazione in comune a Rhêmes-Notre-Dame, 5 in minoranza e 5 in maggioranza, direi proprio questo. E se in minoranza l’ideale e la lotta sono al centro di ogni azione, quando ci si trova a governare o ad amministrare, specialmente come sindaco, si deve fare i conti tutti i giorni con la realtà, si devono prendere decisioni che talvolta deludono anche i nostri stessi elettori, si passa il tempo a dialogare per convincere e a mediare per portare a casa, alla fine, un risultato che magari non è così vicino alla meta che sognavamo.

E non dobbiamo andare tanto lontano per comprendere che anche per noi è proprio così! L’abbiamo visto con le Europee, dove non possiamo nasconderci che il percorso è stato lungo e travagliato e che il risultato non corrisponde appieno, malgrado il valore della persona, a quanto avevamo sperato.

Queste elezioni europee saranno una cartina di tornasole, tra chi vuole uscire dall’euro e parla il linguaggio del populismo, della battuta facile e dell’insulto personale (e mi riferisco in particolare a Grillo che ironizza sulle scelte coraggiose che ha fatto il PD a livello nazionale, indicando giovani donne preparate come capilista alle prossime elezioni), e chi invece, come noi non vuole uscire dall’Europa: questa Europa non ci piace, ed è per questo che vogliamo andarci per cambiarla.

E cambiarla davvero!

Credo che ci troviamo ad una svolta storica, in cui se da un lato rischiamo di essere inghiottiti da dinamiche nazionali e internazionali, dall’altra abbiamo il dovere di ripensare la Valle d’Aosta perché possa con slancio ripartire superando una gestione, quella attuale, personalistica e che non guarda affatto al bene comune, come abbiamo denunciato più volte in varie sedi.

Il fulcro del dibattito è oggi incentrato sul Consiglio Regionale, dove la situazione di precario equilibrio venutasi a creare in seguito ai risultati delle elezioni è ora precipitata in una paralisi di cui gli elettori che incontreremo nei comizi imminenti, ne siamo tutti consapevoli,  ci chiederanno conto.

Che cosa dire loro? E soprattutto che cosa fare?
Le risposte a tali domande sono difficili, ancor più se pensiamo che anche tra di noi, tra i nostri movimenti e all’interno dei movimenti e dei partiti stessi, le posizioni sono diversificate e sfumate.
Ma se vogliamo che la credibilità dell’alleanza sia corroborata e che la nostra forza politica cresca, la necessità di fare sintesi e di offrire risposte è urgentissima. 

La storia ci insegna che i tempi di crisi sono anche tempi di particolare slancio, di creatività nuove che sorgono, come il documento proposto ieri in Consiglio dimostra, e io voglio leggere tale crisi con questo ottimismo, voglio sperare che facciamo tutti uno sforzo per uscirne presto e bene.

Da un lato, il dibattito è comprensibilmente focalizzato solamente sul Consiglio Regionale, PERO’, già da oggi occorre prevedere che rientri nell’alveo della discussione interna ed esterna alle nostre diverse formazioni politiche. Credo che ciò, oltre a restituire il giusto ruolo agli organi deputati, contribuisca ad arricchire la discussione e a trovare delle soluzioni condivise anche con i nostri elettori.

Dall’altro faccio a me stesso, ai consiglieri regionali e a voi tutti, un appello alla responsabilità. Mi sento di citare ancora una volta Napolitano, le cui parole scelsi per aprire la mia mozione congressuale: “Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società.” 

Io non vedo altra via d’uscita: se altri non la sentono, siamo noi che dobbiamo sentire il peso di questa responsabilità.

Ho molto apprezzato il documento che ieri, tutti i gruppi di minoranza hanno portato alla discussione del Consiglio Regionale. Un tentativo di aprire la discussione, un documento aperto al contributo di tutti, ma soprattutto dei partiti e dei movimenti … che sono stati, tuttavia, completamente esclusi dalla sua elaborazione.

Vero è che si sono riproposte molte delle battaglie che sono state portate avanti in quest’ultimo anno di lavori consiliari, ma è altrettanto vero che il dibattito non può più rinchiudersi nelle mura del Palazzo regionale.
E non sono solo io a dirlo, ma sono le associazioni di categoria, imprenditori, professionisti, commercianti e agricoltori a lanciarci questo invito.
Persino la CGIL, nelle parole del suo segretario regionale, lo ribadisce con forza: “La situazione di stallo politico che sta affrontando il consiglio regionale è insostenibile. La Valle d’Aosta ha bisogno oggi di un governo che lavori, […] Qualunque maggioranza possa formarsi la politica ha il dovere di affrontare le sofferenze di imprese, lavoratori, pensionati e giovani.” Così si esprime Domenico Falcomatà.

Si apra dunque un confronto tra i partiti politici che devono coinvolgere le parti sociali : abbiamo il dovere di ascoltare tutti e mediare, perché è proprio questo il compito dei partiti, …. sempre che non si pensi che la politica la facciano solo gli eletti in Consiglio regionale.

Non c’è bisogno di citare scomodi paragoni con quanto avvenuto nel 1924 a seguito dell’uccisione di Giacomo Matteotti per capire che l’uscita dai consessi democratici è sempre un errore. Lo sa bene chi governa, chi amministra: non si può mai uscire, non è possibile non assumersi la responsabilità di portare il proprio contributo e di esprimersi, con un voto, sulle proposte che si portano alla discussione nei luoghi della discussione.

Se abbandonare l’aula una volta come gesto simbolico può indurre l’altra parte a ragionare, perseverare su questa strada non credo porti ad alcun risultato.

Si parta dal documento proposto, lo si arricchisca e ci si adoperi per uscire da questa crisi e cambiare in profondo la nostra società. Cito, per esempio, le società partecipate come argomento centrale del dibattito politico di questi ultimi tempi e mi chiedo, anzi vi chiedo: oltre ad introdurre il principio delle pari opportunità nella fornitura di beni e servizi, oltre all’introduzione di criteri di selezione pubblica del personale, non è forse venuto il momento di ipotizzare anche la privatizzazione di alcune società? Non è forse venuto il momento di avviare un cambiamento radicale nella visione della nostra economia soffocata da una presenza dell’attore pubblico tale da impedire una sana concorrenza e affievolire la libera iniziativa privata? 

Io spero che domande anche scomode come queste, su cui non è facile trovare un consenso unanime, possano arricchire il dibattito, portando un contributo concreto al cambiamento che tutti vogliamo.

Concludo augurando un buon lavoro a voi delegati dell’Union Valdôtaine Progressiste per il vostro primo congresso regionale e faccio il mio personale “in bocca al lupo” alla candidata alla Presidenza, Alessia Favre, con la quale spero di continuare la proficua collaborazione iniziata in questi mesi.


Merci a tchuette!

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