Madame la Présidente,
Messieurs les Conseillers,
Mesdames, Messieurs,
Permettez-moi avant tout de vous remercier
chaleureusement pour l’invitation que vous m’avez faite. Puisque je viens
d’être élu, c’est pour moi la première fois que je parle en public comme
secrétaire du Partit Démocratique, et je suis particulièrement content de
pouvoir le faire devant votre assemblée, une assemblée qui vient d’apparaître
sur la scène politique valdôtaine et qui est déjà fort nombreuse et animée de
désirs de renouvellement très grands, voire, si vous me passez la parole , de
grands rêves.
Sans rêve pas de changement possible!
Rêver, c’est ce qui lance l’homme, et en particulier
l’homme politique, dans des démarches qui visent à changer le monde! Et nous
tous, surtout dans un moment difficile comme celui qui nous sommes en train de
vivre au niveau politique, nous ne devons jamais l’oublier, pour ne pas perdre
notre enthousiasme, notre envie de nous améliorer, de marcher vers des objectifs
nouveaux et toujours plus hauts!
C’est en rêvant qu’Emile Chanoux - qui reste, je crois bien pouvoir le dire, un
des phares les plus importants pour vous et pour la communauté valdôtaine toute
-, a commencé tout jeune à penser à une
“autre” Vallée d’Aoste, une Vallée d’Aoste au service de l’homme et de son
bonheur, comme il le raconte dans une des premières page de son Petit Livre
autobiographique:
“J’ai toujours été rêveur. Je ne sais pas si c’est un bien ou un
mal. Mais je suis ainsi. […] Tout le monde
rêve quelquefois. Mais pour rêver à mon aise, moi je dois marcher … “Tiens, me
dis-je, je marche et à chaque pas que je fais je m’approche de mon but” – fin de citation.
Aujourd’hui, pour nous aussi, c’est le temps du
rêve et de la course: l’urgence d’un changement réel est devant les yeux de
tous, ainsi que dans nos cœurs et dans nos pensées quotidiennes.
Toutefois, permettez-moi de le souligner, le moment
est très difficile et je crois qu’il exige aussi beaucoup de pragmatisme, de
capacité de lecture de la réalité et de médiation entre ce que nous rêvons et
ce que nous pouvons concrètement faire.
Si j’aime la politique, si pour elle je sacrifie
mon temps, ma famille et toutes mes forces c’est parce que je crois dans le
pouvoir de la médiation entre l’idéal, sans lequel toute action est vaine et
vide, et le réel, l’hinc et nunc dans
lequel nous nous trouvons à opérer. Une
médiation qui, à mon avis, ne peut se faire qu’avec l’esprit combatif
nécessaire à défendre ce que nous envisageons comme juste bien sûr, mais aussi et surtout avec le
dialogue, un dialogue qui demande d’écouter l’autre avec attention et de proposer
nos solutions avec humilité.
*** *** ***
Sogno
e realtà, ideali e pragmatismo, lotta e dialogo. La sfida di oggi è per me più
che mai questa.
Se
posso dire cosa mi hanno insegnato ormai quasi 10 anni di amministrazione in
comune a Rhêmes-Notre-Dame, 5 in minoranza e 5 in maggioranza, direi proprio
questo. E se in minoranza l’ideale e la lotta sono al centro di ogni azione,
quando ci si trova a governare o ad amministrare, specialmente come sindaco, si
deve fare i conti tutti i giorni con la realtà, si devono prendere decisioni
che talvolta deludono anche i nostri stessi elettori, si passa il tempo a
dialogare per convincere e a mediare per portare a casa, alla fine, un
risultato che magari non è così vicino alla meta che sognavamo.
E
non dobbiamo andare tanto lontano per comprendere che anche per noi è proprio
così! L’abbiamo visto con le Europee, dove non possiamo nasconderci che il percorso
è stato lungo e travagliato e che il risultato non corrisponde appieno,
malgrado il valore della persona, a quanto avevamo sperato.
Queste
elezioni europee saranno una cartina di tornasole, tra chi vuole uscire
dall’euro e parla il linguaggio del populismo, della battuta facile e
dell’insulto personale (e mi riferisco in particolare a Grillo che ironizza
sulle scelte coraggiose che ha fatto il PD a livello nazionale, indicando
giovani donne preparate come capilista alle prossime elezioni), e chi invece,
come noi non vuole uscire dall’Europa: questa Europa non ci piace, ed è per
questo che vogliamo andarci per cambiarla.
E
cambiarla davvero!
Credo
che ci troviamo ad una svolta storica, in cui se da un lato rischiamo di essere
inghiottiti da dinamiche nazionali e internazionali, dall’altra abbiamo il
dovere di ripensare la Valle d’Aosta perché possa con slancio ripartire
superando una gestione, quella attuale, personalistica e che non guarda affatto
al bene comune, come abbiamo denunciato più volte in varie sedi.
Il
fulcro del dibattito è oggi incentrato sul Consiglio Regionale, dove la
situazione di precario equilibrio venutasi a creare in seguito ai risultati
delle elezioni è ora precipitata in una paralisi di cui gli elettori che
incontreremo nei comizi imminenti, ne siamo tutti consapevoli, ci chiederanno conto.
Che
cosa dire loro? E soprattutto che cosa fare?
Le
risposte a tali domande sono difficili, ancor più se pensiamo che anche tra di
noi, tra i nostri movimenti e all’interno dei movimenti e dei partiti stessi,
le posizioni sono diversificate e sfumate.
Ma
se vogliamo che la credibilità dell’alleanza sia corroborata e che la nostra
forza politica cresca, la necessità di fare sintesi e di offrire risposte è
urgentissima.
La
storia ci insegna che i tempi di crisi sono anche tempi di particolare slancio,
di creatività nuove che sorgono, come il documento proposto ieri in Consiglio
dimostra, e io voglio leggere tale crisi con questo ottimismo, voglio sperare
che facciamo tutti uno sforzo per uscirne presto e bene.
Da
un lato, il dibattito è comprensibilmente focalizzato solamente sul Consiglio Regionale,
PERO’, già da oggi occorre prevedere che rientri nell’alveo della discussione
interna ed esterna alle nostre diverse formazioni politiche. Credo che ciò,
oltre a restituire il giusto ruolo agli organi deputati, contribuisca ad
arricchire la discussione e a trovare delle soluzioni condivise anche con i
nostri elettori.
Dall’altro
faccio a me stesso, ai consiglieri regionali e a voi tutti, un appello alla
responsabilità. Mi sento di citare ancora una volta Napolitano, le cui parole
scelsi per aprire la mia mozione congressuale: “Non si può più, in nessun
campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione
praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno
bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società.”
Io non
vedo altra via d’uscita: se altri non la sentono, siamo noi che dobbiamo
sentire il peso di questa responsabilità.
Ho
molto apprezzato il documento che ieri, tutti i gruppi di minoranza hanno
portato alla discussione del Consiglio Regionale. Un tentativo di aprire la
discussione, un documento aperto al contributo di tutti, ma soprattutto dei
partiti e dei movimenti … che sono stati, tuttavia, completamente esclusi dalla
sua elaborazione.
Vero
è che si sono riproposte molte delle battaglie che sono state portate avanti in
quest’ultimo anno di lavori consiliari, ma è altrettanto vero che il dibattito
non può più rinchiudersi nelle mura del Palazzo regionale.
E
non sono solo io a dirlo, ma sono le associazioni di categoria, imprenditori,
professionisti, commercianti e agricoltori a lanciarci questo invito.
Persino
la CGIL, nelle parole del suo segretario regionale, lo ribadisce con forza: “La
situazione di stallo politico che sta affrontando il consiglio regionale è
insostenibile. La Valle d’Aosta ha bisogno oggi di un governo che lavori, […] Qualunque
maggioranza possa formarsi la politica ha il dovere di affrontare le sofferenze
di imprese, lavoratori, pensionati e giovani.” Così si esprime Domenico
Falcomatà.
Si
apra dunque un confronto tra i partiti politici che devono coinvolgere le parti
sociali : abbiamo il dovere di ascoltare tutti e mediare, perché è proprio questo
il compito dei partiti, …. sempre che non si pensi che la politica la facciano
solo gli eletti in Consiglio regionale.
Non
c’è bisogno di citare scomodi paragoni con quanto avvenuto nel 1924 a seguito
dell’uccisione di Giacomo Matteotti per capire che l’uscita dai consessi
democratici è sempre un errore. Lo sa bene chi governa, chi amministra: non si
può mai uscire, non è possibile non assumersi la responsabilità di portare il proprio
contributo e di esprimersi, con un voto, sulle proposte che si portano alla
discussione nei luoghi della discussione.
Se
abbandonare l’aula una volta come gesto simbolico può indurre l’altra parte a
ragionare, perseverare su questa strada non credo porti ad alcun risultato.
Si
parta dal documento proposto, lo si arricchisca e ci si adoperi per uscire da
questa crisi e cambiare in profondo la nostra società. Cito, per esempio, le
società partecipate come argomento centrale del dibattito politico di questi
ultimi tempi e mi chiedo, anzi vi chiedo: oltre ad introdurre il principio
delle pari opportunità nella fornitura di beni e servizi, oltre
all’introduzione di criteri di selezione pubblica del personale, non è forse
venuto il momento di ipotizzare anche la privatizzazione di alcune società? Non
è forse venuto il momento di avviare un cambiamento radicale nella visione
della nostra economia soffocata da una presenza dell’attore pubblico tale da
impedire una sana concorrenza e affievolire la libera iniziativa privata?
Io
spero che domande anche scomode come queste, su cui non è facile trovare un
consenso unanime, possano arricchire il dibattito, portando un contributo
concreto al cambiamento che tutti vogliamo.
Concludo
augurando un buon lavoro a voi delegati dell’Union Valdôtaine Progressiste per
il vostro primo congresso regionale e faccio il mio personale “in bocca al
lupo” alla candidata alla Presidenza, Alessia Favre, con la quale spero di
continuare la proficua collaborazione iniziata in questi mesi.
Merci
a tchuette!
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